COME AFFRONTARE IL LUTTO

L'elaborazione del lutto è un processo intrapsichico che permette la metabolizzazione di tutte le fasi che si possono presentare, con maggior rilevanza per il dolore che le accompagna e spesso le segue. Si concretizza accettando la condizione che ha procurato tale sofferenza. Accettare una condizione traumatica-luttuosa fa si che si possa affrontare la propria vita in modo sereno, senza ulteriori strascichi significativi legati al fatto stesso, arrivando quindi ad una pace interiore che non solo preserva il benessere personale ma permette il normale svolgimento della propria esistenza.

Ciò che è essenziale affinchè il lutto possa essere elaborato positivamente è DARE LIBERO SFOGO a tutte le emozioni (paura, dolore, sensi di colpa, rabbia) quindi si devono percorrere tutte le fasi senza negarle, senza alcun rifiuto.. si devono esprimere i propri stati d'animo! Questo è molto importante in quanto, se la consapevolezza e soprattutto l'esternazione non avvengono, non solo non si può superare il lutto ma lo stesso si “blocca” , si complica diventando patologico quindi pronto a scatenare sintomi somatici e comportamentali. Qualsiasi emozione se non “liberata” può creare danni psicosomatici anche importanti a qualunque organo/apparato più fragile (bersaglio). Spesso si sente dire che una persona è morta di “crepacuore” dopo un lutto. Ricordiamoci che è normale provare tutti i sentimenti concernenti la perdita, il distacco, l'assenza, il trauma in generale. Non si possono omettere, saltare o posticipare, si devono semplicemente affrontare.

Oltre ad ammettere e a manifestare le emozioni che si provano è necessario CONDIVIDERLE. Condividere è importante soprattutto in una famiglia, con le persone più vicine, perchè non solo non ci si sente soli o addirittura “anomali” nel provare alcuni sentimenti, ma permette di alleggerire il trauma superandolo più velocemente. Inoltre tale atteggiamento può spronare un altro soggetto, che magari non lo fa per vergogna, a “sfogarsi”. A tale proposito vorrei aggiungere che, è giusto esternare e condividere con i bambini e gli adolescenti il proprio dolore, spiegando ad essi cosa si sta provando e perchè. Questo non vuol dire dar loro un “carico” ma solo condividere il proprio vissuto. Siamo tutti esseri umani e non perchè si è adulti si è esenti da tristezza, sofferenza, paura... anzi... vedere il proprio genitore piangere e saperne il motivo permette al figlio di capire che anche lui (o lei) ha delle fragilità, di conseguenza si avrà un rapporto più stretto, più intenso e magari permetterà un'apertura emozionale spontanea anche dall'altra parte.

Spesso si pensa erroneamente che i più giovani non debbano “subire” i nostri stati d'animo come se questi ultimi non sentano o non percepiscano ciò che sta succedendo. Lo stesso avviene con i bambini, si pensa “non capiscano” determinate situazioni.. non c'è credenza più assurda! I bambini “assorbono”, sono talmente recettivi.. più di quanto si possa immaginare. Non parlare a questi giovani o giovanissimi individui non solo non ha alcun senso, ma può creare in loro più confusione e una chiusura che di certo non fa loro bene. (“Se un adulto non mi parla, non mi spiega, non piange.. è giusto così quindi non lo farò nemmeno io!” Si crea un copione negativo!).

Mi è stato chiesto più volte se era corretto far partecipare i propri figli di 4-5-6 anni ad un funerale di un caro a lui molto vicino.. Certo! Il bambino/a dovrà partecipare dopo esser stato preparato, quindi con le dovute spiegazioni. Anche lui/lei deve metabolizzare il suo lutto, e si dovranno accogliere tutte le sue eventuali manifestazioni emotive. (pensiamo ad es. un bambino che da un giorno all'altro non vede più suo padre o suo nonno senza alcuna spiegazione e senza che possa “vivere e condividere” questa assenza..). La stessa cosa può succedere in caso di separazione o in caso di abbandono di un genitore o altra persona cara..

Non va negata la verità, bisogna semplicemente trovare il modo più giusto per raccontargliela!

 

CHIEDERE UN AIUTO!

Se quindi si hanno difficoltà nell'affrontare queste situazioni familiari (un genitore non sa come gestire quella circostanza o non sa relazionarsi con il proprio figlio) è opportuno chiedere un aiuto ad un esperto che potrà opportunamente consigliare le strategie migliori. Allo stesso modo, è necessario rivolgersi ad un psicologo se si verifica un blocco, non si riescono a gestire le emozioni legittimate dalla condizione luttuosa o pseudo-luttuosa dopo un periodo di tempo piuttosto lungo (ovvero circa un anno e mezzo), quindi le emozioni non consentono all'individuo di svolgere la sua vita personale e sociale in modo sano (chiusura emotiva, depressione, ritiro sociale etc.).

Le tecniche psicoterapiche suggerite dal professionista sono strumenti utilizzati per aiutare un soggetto a esternare le proprie emozioni e quindi permettergli di accettare e quindi elaborare al meglio il suo lutto, evitando così la creazione di blocchi emotivi. Possono essere rappresentati da semplici “compiti”, suggerimenti, esercizi mirati. Ad esempio, ad un paziente si può dare il compito di scrivere una lettera in cui esprimere tutti i sentimenti che si provano, comprendendo nel caso anche le emozioni negative “ caro papà mi manchi ma voglio dirti anche che ...” oppure scrivere tutto ciò che è stato acquisito da questa persona “ mi hai trasmesso...” o ancora per scusarsi o per perdonare..

Il perdono è una fase essenziale in alcuni casi, ma spesso molto difficile soprattutto quando ci sono traumi passati mai affrontati e quindi non risolti. Un suggerimento può essere quello di parlare con la persona come se ci stesse ascoltando, così come in una lettera, si può esprimere tutto ciò che proviamo. Il senso infatti è l'espressione, qualunque essa sia di dolore, di amore, di critica, di mancanza..... Ci sono anche altre tecniche che non sto qui a descrivere anche perchè questo è un articolo non un libro! Ogni strategia può essere comunque utilizzata, in modo diverso, a seconda del lutto che si sta “vivendo” (particolare questa associazione di termini opposti) sia esso dovuto ad un decesso, ad un distacco, ad un abbandono etc., il professionista saprà indirizzarvi nel modo giusto.

ALTRE TECNICHE UTILI

La meditazione, le tecniche di visualizzazione immaginativa, il training autogeno, le tecniche di respirazione, il rilassamento muscolare progressivo di Jacobson, sono da ritenersi un supporto utile e complementare ad un percorso psicoterapico; agevolano la distensione, il rilassamento, il contatto con il proprio Sé e quindi l'apertura ai propri stati emotivi.

FLORITERAPIA E RIMEDI NATURALI I fiori di Bach non solo aprono la strada ad un percorso psicoterapeutico ma possono aiutare parallelamente il paziente ad affrontare situazioni difficili come può esserlo l'elaborazione di un lutto. Il fiore per eccellenza del trauma è STAR OF BETHLEHEM al quale si possono aggiungere altri rimedi in base alla condizione che si sta affrontando, ad esempio PINE in caso di sensi di colpa; il RESCUE REMEDY è molto consigliato in momenti acuti di ansia e disperazione.

Come per le tecniche di rilassamento (a meno che non sia un semplice relax personale), così per la floriterapia non affidatevi a libri, al “sentito dire” o al self-taught, piuttosto rivolgetevi a coloro che hanno competenze nel settore e che possono capire quale tecnica e quale rimedio floriterapico possa costituire per voi un valido aiuto.

Se si hanno disfunzioni per quanto riguarda il sonno (ricorrenti in queste particolari criticità) consiglio come sempre la MELATONINA, meglio se pura. (per conoscere questo strepitoso rimedio che altro non è che un ormone secreto dalla nostra ghiandola Pineale vi rimando alla lettura del mio articolo presente in questo sito e alle pubblicazioni più specifiche nel sito di PubMed).

Infine mi permetto di accennare in modo semplice un altro “rimedio” complementare per coloro che hanno fede: LA PREGHIERA.

IMPORTANTE: Il Farmaco, a meno che non sia realmente necessario in casi di particolare condizione ritenuta patologica, non risulta utile per l'elaborazione del lutto in quanto blocca il flusso emozionale; la sedazione in effetti non consente di metabolizzare perchè oscura, mimetizza i sentimenti, non li fa emergere, mentre questo invece è essenziale per poter superare un trauma, una perdita.

 

NOTA: Questo articolo è stato scritto prima del periodo Coronavirus (Covid-19), (precisamente nel Gennaio 2019, a causa di problemi tecnici non ho potuto inserirlo prima) ma mi sento in dovere di aggiungere, in questo spazio, qualche considerazione in merito a questa condizione e inerente ovviamente all'argomento trattato.

Intanto è particolarmente “triste” venire a conoscenza che, per ovvie necessità, in molti casi non è possibile dare l'ultimo saluto ai propri cari; coloro che si trovano in terapia intensiva, purtroppo non possono avere un abbraccio, una mano nella mano, insomma nessun tipo di gesto che possa comunque supportare ed alleviare la condizione stessa e l'eventuale trapasso. Talora, qualche persona dotata di una certa sensibilità attraverso mezzi tecnologici permette tale saluto, ma ciò non sembra essere la normale prassi. Inoltre anche il funerale non può essere condiviso con i propri famigliari/amici. In alcuni casi addirittura viene anche posticipato a data da destinarsi senza poter “vegliare” il proprio defunto fino al momento di distacco effettivo, che sia esso rappresentato da una sepoltura o da una cremazione. Tutto ciò psicologicamente può risultare devastante perchè non solo si perde un proprio caro ma vengono a mancare i rituali necessari, non si metabolizza nei giusti modi il lutto. Viene a mancare una parte essenziale che comprende il saluto, la vicinanza, la condivisione, senza considerare anche tutte le manifestazioni emozionali presenti (oltre al dolore) ed in questa fase amplificate (rabbia, sensi di colpa etc.). Ho letto recentemente dei post in cui i figli chiedevano scusa al loro padre defunto proprio per non averlo potuto accompagnare, sperando potesse capire e perdonarli.... come se la responsabilità fosse attribuibile a loro!

E pensiamo a tutti gli operatori sanitari che, nonostante siano “abituati” a situazioni di questo tipo (malattie, dolore, decessi) si trovano in modo amplificato a dover affrontare e gestire tali circostanze oltre che a far di tutto per evitarlo. Non solo vanno incontro ad una Sindrome di Burn-out (una condizione di stress continuo e prolungato nel contesto lavorativo che determina un logorio psicofisico ed emotivo. Quindi un vero e proprio esaurimento, un crollo con vissuti frustranti di delusione e demotivazione) gli stessi possono cadere successivamente in PTSD (post-traumatic stress disorder) accennato in precedenza in questo articolo e che prevede una reazione intensa e anormale dopo un evento traumatico sconvolgente (irritabilità, paura, sensazione di minaccia, incubi, immagini e pensieri ricorrenti etc.). Capirete più che mai che anche questi professionisti devono gestire il proprio “lutto personale” che per ora, per ovvie ragioni, non gli è nemmeno possibile affrontare.

Pensiamo ora ad altri che vivono un lutto diverso ma non per questo trascurabile, ovvero chi ha paura di perdere il proprio lavoro in quanto “non in regola”, ahimè purtroppo ancora ci sono e chi non percepisce alcun reddito perchè ha un contratto tale che se non lavori non guadagni.. vedi contratti di collaborazione o i lavoro autonomo (penso agli educatori, ai parrucchieri, alle estetiste, ai negozianti in generale..). Beh non è così strano che ciò comporti destabilizzazione personale e famigliare. A parte i soggetti più giovani che possono essere favoriti non solo dal loro “ottimismo anagrafico” ma anche dal possibile supporto familiare (anche se questo non vale per tutti e comunque non rappresenta una giustificazione), penso soprattutto a coloro non più giovanissimi e che magari sono madri o padri di famiglia che si trovano a gestire una situazione piuttosto preoccupante in cui pensieri, paure, frustrazioni, angoscia ( e in alcuni casi rabbia e sensi di colpa)hanno la meglio .. non solo perchè non è data (per ovvi motivi in questo caso) la possibilità di lavorare, quindi di sentirsi utili ma oltretutto scoprono perplessità e insicurezze sul proprio futuro e di conseguenza sul futuro dei propri cari. Diventa uno pseudo- lutto perchè comporta un certo distacco, anche se non definitivo, dal nostro ruolo, dalla nostra quotidianità, e ciò che ancor più turba è che non è stata una scelta ma viene subito.

Con l'assoluto ottimismo che mi contraddistingue sono convinta che ciò, nonostante tutto, rappresenti una lezione di vita che porterà ad un'esistenza migliore con maggior consapevolezza e maggiore sensibilità nei confronti di tutti e tutto. Può trasformarsi in opportunità, Riconoscetela e Coglietela !

ANDRA' TUTTO BENE! INTANTO IO RESTO A CASA E RINFORZO IL SISTEMA IMMUNITARIO. FATELO ANCHE VOI!!!!

A presto e buona vita a tutti. Vi auguro salute e tanta serenità!